Horae Beatae Mariae Virginis (La Flora)

Fondo / Raccolta:
Sezione Manoscritti e Rari
Tipologia documento:
Manoscritto
Formato documento:
JPG
Contenitore oggetto digitale:
World Digital Library
Collocazione:
BNN Ms. I.B.51

Horae Beatae Mariae Virginis (La Flora)
Membr., sec. XV (post. 1483), mm 204x134 , cc. I, 368, I, scrittura gotica francese; legatura della seconda metà del XVIII secolo in marocchino verde con stemma borbonico sui piatti e fregi in oro sul dorso.
BNN, Ms. I.B.51

La FloraRiccamente miniato e decorato il codice che deve il suo nome alla straordinaria presenza di fiori e frutti delicatamente delineati, è uno dei più belli della Biblioteca Nazionale di Napoli per la ricchezza e la varietà dell’apparato iconografico, realizzato nel gusto e nei modi dei grandi maestri della miniatura fiamminga.
Il manoscritto si apre con un calendario in cui i mesi dell’anno si susseguono inquadrati da una cornice architettonica e illustrati ognuno da due scene caratteristiche, nella seconda delle quali appare anche il segno zodiacale. Il codice presenta più di cento miniature di cui trentasei a piena pagina. Eseguito nelle Fiandre tra Valenciennes, Bruges e Gand, il codice è opera di officina: la bottega si avvale di fogli campione o carte di ricalco, dette lustre, per le scene fisse.
Grandi maestri decorarono in tempi diversi il manoscritto; tra essi spicca Simon Marmion, autore del ciclo di miniature a piena pagina più antico e prestigioso. Tra gli altri ritroviamo ancora Geertgen Horenbout e il Maestro delle “Ore di Dresda”. L’unità di scrittura e di minio, originali e ricalchi, rinvia a un unico maestro che dirigeva la bottega dove eccellevano disegnatori di architettura, pittori di paesaggi e coloristi. La scrittura è una gotica rotonda, di una sola mano. Molte miniature sono incorniciate da motivi architettonici di stile gotico, in oro. Stilisticamente sono da notare le grandi figure in primo piano dalla fisionomia ben caratterizzata. Spiccato è il senso del colore, tipico della miniatura rinascimentale della corte borgognona strettamente collegata a quella fiamminga.
Gli studi hanno dimostrato che il codice non fu eseguito per Carlo VIII di Francia, il cui stemma a c. 2v in un medaglione aureo sormontato dalla lettera K coronata è stato aggiunto in seguito. L'analisi testuale fa propendere per una destinazione borghese. La data di esecuzione va posta fra il 1483 ed il 1498. Il codice appartenne alla Collezione Farnese che Carlo di Borbone fece trasportare da Parma a Napoli dopo il suo avvento al trono di Napoli nel 1734.